sabato 30 aprile 2016

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Federica D’Ascani presenta Cristallo

Perdersi negli occhi di Vittorio e riaccendere la passione che l’ha legata a lui, come un cristallo che riflette la luce del sole. Vera vuole solo questo: l’amore come lo ricorda, l’amore che la fa stare bene.
Vittorio è lontano, distante, duro, a volte anche spietato. Troppo. Eppure la felicità sarebbe a un passo da lei, da quel senso di vuoto che sente quando lui la tocca. A un battito di ciglia dalla bolla in cui è immersa: per non soffrire, per non vedere.
La seconda attesa edizione di Cristallo, il primo vero romanzo che indaga gli aspetti della violenza psicologica rendendoli reali.
Ci sono coppie che non andrebbero composte, amori che non dovrebbero accendersi.
Mi è accaduto di fermarmi a riflettere su ciò che nella vita segna e manda avanti, su ciò che le persone non sono in grado di condividere, spiegare, accettare.
Quando lo scorso anno uscì il mio articolo sulla violenza, il 25 novembre, proprio tra le pagine del Blog di Babette, lessi molti commenti. Chi non conosceva a fondo il problema; chi invece lo conosceva, ma non approvava il parlarne troppo e in modo così approfondito. Conosco persone che hanno attraversato quel calvario e ora pensano solo al futuro, a guardare avanti, sminuendo i fatti. È giusto. Vi dico che è umano, normale. È una forma di difesa. Però…
Ecco, io ho cominciato a riflettere e a chiedermi se tutto ciò che è accaduto fosse avvenuto per una motivazione specifica. Mi rendo conto che tutto questo suona “religioso” e “fatalista”, ma credo che sia doveroso ogni tanto fermarsi e guardare dentro di noi. Almeno per trovare un senso, per riuscire a togliersi dalle spalle un peso troppo gravoso per una mente fragile, o che crede di essere tale.
Scrissi “Cristallo” tre anni fa e quando uscì nella sua prima versione (pessima, lo ammetto) non dissi che la storia narrata rispecchiava la mia. Avevo paura del giudizio della gente, mi vergognavo. Mi chiedevo, nonostante fossero ormai trascorsi anni da allora, se avessi il diritto di puntare il dito verso una persona che in fondo, all’epoca, avevo scelto. Perché è questo che accade: si ha paura dei propri stessi pensieri.
Tutti dicono che uno scrittore deve evitare di essere autobiografico. Bisogna inventare, attingendo un po’ dal proprio vissuto, ma senza narrarlo. Perché la vita dello scrittore non piace a nessuno, perché ci sono cose che, nonostante costituiscano il mondo dell’autore, sono talmente comuni da non suscitare interesse.
Eppure sentivo che io quella storia dovevo divulgarla. Come ho detto, mi vergognavo, ero insicura, ero certa che prima o poi sarebbe saltato fuori qualcuno a dirmi: “Tu! Chi credi di essere per venire a parlare di violenza psicologica? Quella che hai vissuto tu non lo era. In fondo eri consenziente.”
Ed è così. Se c’è una cosa che ho imparato dal passato è che troverò sempre chi mi dirà “Tu hai accettato di farti trattare in quella maniera”. E la prima a farlo sono io. I primi siete voi. Perché quando si riesce a uscire dalla bolla di cui parlo in Cristallo e che mi ha accompagnata per anni (senza mai sfumare del tutto, forse) la colpa ricade su di noi, su quello che abbiamo permesso, su quello che abbiamo concesso. Gli abusi verbali, psicologici, le urla, la rabbia, le bestemmie, l’essere sminuiti, l’essere annullati. Noi siamo le vittime. Noi siamo i colpevoli.
Tre anni fa non avevo il coraggio di dire “Questa è la mia storia”. Oggi sì. Oggi ho deciso di combattere il mio drago e di farlo per chi non riesce ancora a vedere una luce di speranza. Perché la luce, nella bolla in cui si è immersi, non arriva.
Non è stato facile scrivere questo libro, non è stato catartico. Ho sopportato gli incubi, il tornare con la memoria a ciò che è accaduto, l’essere preda di sensazioni che speravo di avere dimenticato. Non è stato semplice per la mia famiglia, per mio marito, soprattutto, e per l’amica che mi segue in tutto quello che faccio. Perché quando si apre un cassetto che dovrebbe rimanere chiuso, è come rompere il vaso di Pandora. Non sai cosa ne uscirà, ma sai che dovrai ancorarti alla realtà e a ciò che nel tempo sei diventata.
Non è stato affatto liberatorio scrivere “Cristallo”, ma l’ho fatto. Perché ho creduto, e credo, di doverlo fare. Per chi ha bisogno, per chi non sa, per chi non capisce, per chi non conosce strade, per chi tra le mani ha una situazione che rischia di esplodere come una bomba.
“Cristallo” è la mia storia, ma è anche la storia di tante donne. Proprio per questo ci sono avvenimenti che non sono mai accaduti a me, ma a qualcuno che un giorno lo leggerà, magari attratto dalla quarta, da un tag, da un sentito dire.
Lo scopo di questo libro è aiutare, divulgare, ed essere vicina a chi vive l’inferno, anche senza saperlo. Credetemi: siamo tante.
Nessuna è sola, ma deve uscire da quella maledetta bolla per rendersene conto.
Io ho deciso di farne scoppiare quante più possibili, perché sento di poterlo fare, perché sono risalita lungo le pareti del burrone e rimango sul ciglio, pronta a tendere la mano.
Ecco, “Cristallo” sono io.
OoO
Federica D’Ascani nasce a Ostia ed è lì che muove i primi passi nella scrittura, vivendo situazioni che l’hanno resa uno strumento per veicolare tutte le emozioni che in Cristallo trovano sfogo. Perché la realtà a volte supera la fantasia e vivere sulla propria pelle situazioni che spesso collimano con il surreale porta a due conseguenze: dimenticare – impossibile – o aiutare chi è nel mezzo di una tempesta. Federica D’Ascani ha deciso di essere un capitano capace di navigare a vista, di gettare un salvagente a chi dev’essere salvato. A chi deve uscire da una bolla soffocante.

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