mercoledì 18 gennaio 2012

"Christmas in love"
Il mio racconto


http://bibliotecaromantica.blogspot.com/2000/12/christmas-in-love-2011-seduzione-sotto.html

Londra, 24 dicembre 1810
L’uomo era chino sulla tastiera del pianoforte, le mani scorrevano abili senza spartito, gli occhi socchiusi. Componeva a caso e la musica si diffondeva gradevolmente nell’aria; all’esterno del palazzo, riparata dalle siepi di bosso, Ofelia lo osservava attraverso i vetri della finestra offuscati dalla bruma gelata. Un sontuoso abete natalizio dominava nel salotto, parato a festa con creazioni di vetro soffiato veneziano e nappe di seta colorate. I chiaroscuri, creati dal riflesso tremolante delle candele, conferivano al volto del conte quell’aria tenebrosa ed impenetrabile che lo contraddistingueva, il profilo aristocratico ed i capelli, un manto d’ossidiana che gli sfiorava le ampie spalle.
Coraggio Ofelia, si ordinò mentalmente, devi solo entrare e lui sarà costretto a dare soddisfazione a tuo padre, quando Margaret vi scoprirà… Non avrebbe mai sposato quel pingue omuncolo di Elliott Rothford; la sua faccia foruncolosa le rammentava un rospo di stagno e quelle mani umidicce…Dio, le inducevano la nausea. Come aveva potuto suo padre prometterla ad un essere a tal punto ripugnante? Lady Ofelia Lancaster, figlia del barone di Boyle, era innamorata da sempre del conte di Stafford anche se lui non l’aveva mai degnata di un solo sguardo; forse ella non era condiscendente come le “signore” che lui abitualmente frequentava, oltraggiando a ogni piè sospinto anche la santità del vincolo matrimoniale ma possedeva doti sottili come l’intelligenza, cosa assai rara nelle donne di quel tempo; era un’ottima interlocutrice ed aveva un fascino esotico, senza contare la sua dote, degna di una sovrana.
Si avvicinò  alla porta e tirò lo spesso cordone di seta del campanello, il cuore in gola mentre i primi fiocchi di neve iniziavano a scendere su Londra, ammantando tutto in una gelida e candida quiete. La porta si aprì; il maggiordomo, rigido nella livrea, la soppesò con aria altezzosa. Ofelia sollevò la falda della cuffietta da passeggio, rivelando i grandi occhi cobalto dei Lancaster.
“Milady, santo cielo, vogliate perdonarmi ma non vi avevo riconosciuto. Ma, giungete… sola?” Chiese, guardandosi attorno stupito.
“Sì Conrad, devo vedere il conte. Subito.” I favoriti dell’uomo tremarono,  sconcertato da cotanta richiesta; si fece da parte e con un inchino la fece accomodare. Ofelia non esitò; il gelo era attanagliante e nella carrozza zia Margareth, sua complice, attendeva il momento opportuno per piombare in casa e recitare la sceneggiata. E’ una follia mia cara, le aveva detto. Quando tuo padre si accorgerà della trama che stai ordendo, andrà su tutte le furie ma peggio ancora, non voglio pensare alla reazione di Lord Stafford. Che Dio ci aiuti…
Conrad l’aiutò  a togliersi il mantello foderato in pelliccia e mentre lei si sistemava le pieghe dell’abito cremisi che ricadevano pesanti sino a terra, egli s’avvicinò alla porta del salottino privato del suo padrone.
“Vi annuncio immediatamente, milady.”
“Oh no, per favore. Farò da sola Conrad, è una cosa piuttosto…riservata.” L’uomo la fissò con evidente disorientamento; una dama nubile, senza chaperon a casa di uno scapolo incallito in una notte senza stelle. Seppur angustiato per la situazione sconveniente, Conrad non osò fermare la giovane che, il mento sollevato, si diresse alla porta di quercia a doppio battente. Posò la mano sulla maniglia, riflettendo per un momento sulla grandezza del gesto che si apprestava a compiere, poi aprì.
La musica avvolgeva la stanza in un’atmosfera di incanto natalizio; Ethan era dinanzi a lei, bello come un dio pagano. Troppo tardi ormai per tirarsi indietro, quando richiuse la porta alle sue spalle, lui volse lo sguardo ambrato nella sua direzione, sorpreso da quell’invasione privata e inaspettata.
“Ofelia Lancaster, che cosa ci fate qui? E’ forse accaduto qualcosa? State bene?” Si alzò e la raggiunse in un paio di falcate, sovrastandola. Coraggio Ofelia, si disse mentre le ginocchia le tremavano.
“Io, ecco…Io vi amo Ethan.” Mormorò in un soffio.
“Che…cosa?” Rispose lui sollevando un sopracciglio. “E siete venuta qui questa sera, immagino senza accompagnatrice, per confessarmelo?” Si sporse verso di lei, gli occhi due pozze dorate; Ofelia istintivamente abbassò il viso, pudica.
Ethan non aveva mai guardato a lei come ad una donna; era il migliore amico di suo fratello Jacob e lei era sempre stata nulla più di una giovinetta con le ginocchia sbucciate che incontrava d’estate a Westbury, nella tenuta di campagna. Adesso gli stava di fronte, maledettamente affascinante, pensò e stava dichiarando…di amarlo! Non c’è limite alla comicità delle situazioni, pensò sarcastico.
“Ofelia, Ofelia” Sussurrò a pochi pollici dal suo viso che stava arrossendo in modo stupendo “Una nobildonna a casa di un impenitente; non vi pare rischioso, nonché terribilmente sconveniente? Che diranno vostro padre e vostro fratello?”
“Non m’importa.” Rispose ostinata scuotendo la testa; la cuffietta si inclinò su un lato, lasciando scivolare fuori una ciocca di capelli. Ethan la prese tra due dita e se la rigirò nella mano. Sembravano fili di seta dorata.
“Li portate sempre così, castigati sotto questi orribili copricapi?”
“Io…beh, sì.”
“Perché? Ricordo che da bambina possedevate una cascata d’oro che vi arrivava sin la vita. Sono ancora così?”
“Sì milord.”
“Toglietevela. Voglio vederli.” La giovane ubbidì e sciolse, le mani tremanti, i nastri da sotto il mento, lasciando ricadere un turbine di ricci color oro che le avvolsero il viso facendo risaltare ancor di più il blu dei suoi occhi. Ethan rimase senza fiato; come aveva fatto a non accorgersi mai di Ofelia? Era una bellezza fuori dall’ordinario, pensò osservando il seno pieno che faceva capolino dalla scollatura e quella bocca tumida, fatta per essere baciata. Femmina pericolosa
“E ditemi,” le sussurrò, infilando entrambe le mani in quella soffice massa aurea “che cosa  avreste intenzione di fare ora? Forse…Sedurmi?”
Mio Dio, devo essere completamente impazzita, pensò ma il magnetismo di Ethan era qualcosa di sorprendentemente afrodisiaco. Ofelia socchiuse gli occhi, in attesa di un qualcosa che non accadde affatto. Quando risollevò le palpebre, lo scorse che l’osservava divertito; avvampò per la vergogna. Si stava prendendo gioco di lei!
“Perdonatemi.” Gli rispose sdegnata “Avevo dimenticato che lord Stafford è abituato a ben altro tipo di signore, correggetemi se sbaglio.”
La ricordava timida e chiusa come un riccio; per contro, era diventata una splendida donna ma con fiato in gola da sfinire un morto e la lingua tagliente come una lama. Per un attimo fatale, Ethan sprofondò in quegli occhi che parevano laghi in cui perdersi…Cristo, pensò mentre l’eccitazione gli tirava la patta delle brache; immobilizzandola contro la parete le catturò la bocca con un bacio impudico che a Ofelia fece girare la testa. Era già stata baciata in precedenza ma questo andava al di sopra di ogni sua immaginazione. Socchiuse le labbra sotto le sue e la lingua di Ethan affondò nella sua bocca, famelica, mentre le mani iniziavano a sfiorarla, regalandole solo un assaggio di ciò che sarebbe potuto accadere in seguito. I seni divennero improvvisamente sensibili sotto il velluto dell’abito, il ventre dolente. Perché zia Margareth non arrivava? Il tempo trascorso con lui era già sufficiente a scatenare uno scandalo anche se in cuor suo Ofelia non aveva alcun desiderio che quel dolce tormento terminasse. Gli allacciò le braccia al collo, aderendo al suo corpo e perdendo la cognizione del tempo; Ethan la sfiorava come aveva fatto poc’anzi con i tasti del pianoforte, ogni nota una nuova magia che si riversava nell’aria, carica di passione.
La porta si spalancò all’improvviso con un tonfo secco.
Ofelia si staccò bruscamente, portandosi le mani alla bocca, gli occhi sgranati per il turbamento. Lord Gerard Lancaster occupava l’intero vano con la sua mole possente, gli occhi iniettati di sangue. Dietro di lui, la zia in lacrime ed un esterrefatto Elliott Rothford, il viso porcino sudato e l’aria indignata.
“Scellerata! Se pensavi di imbrogliarmi per non sposare Lord Rothford e farti compromettere da questo libertino, ti sbagliavi di grosso! Grazie al cielo sono stato avvisato in tempo da mia sorella del tuo colpo di testa!”
“Traditrice!” Le urlò Ofelia mentre la donna abbassava mesta il capo. “Non sposerò mai quel maiale, piuttosto entrerò in convento!”
“Vedremo, figlia scriteriata! E voi, lord Stafford, ringraziate ch’io sia giunto in tempo e che siete un ottimo amico di famiglia. Spero che questa sordida storia non esca mai da queste mura o ve la vedrete con me in persona!” ringhiò al conte.
“Milord, non sono io ad aver sedotto la vostra affascinante figliola, in verità è accaduto il contrario e lungi da me ficcare il naso in faccende che non mi riguardano.” Rispose quasi annoiato. “Milady Ofelia, è stata una piacevole liason ma adesso dovrei dedicare la mia attenzione alla corrispondenza di lavoro. Vogliate scusarmi.” Terminò, liquidandoli tutti con un gesto noncurante della mano.
“Vile arrogante, io… Vi detesto! ” Gridò Ofelia mentre il padre la trascinava di forza fuori casa e la porta si richiudeva con un colpo…
Ofelia si alzò a sedere sul letto, portandosi una mano al petto, madida di sudore. Cielo, che incubo, pensò.
Il sole filtrava mite attraverso le cortine; era la mattina di Natale e lei si voltò verso il corpo nudo sdraiato al suo fianco, chinandosi a baciarlo dolcemente.
“Mmmm, che ore sono?”
“Credo che abbiamo ancora un poco di tempo per noi prima di scendere dabbasso per il pranzo. Buon Natale Ethan.” Gli mormorò a fior di labbra. L’uomo si sollevò su un gomito, guardandola con quegli occhi gialli da predatore.
“Lady Stafford, siete un’impudente!”
“E voi un diavolo tentatore, marito mio.” Mentre si abbandonava tra le sue braccia, Ofelia sorrise al ricordo di quella visione onirica; quella sera di un anno prima le cose erano andate esattamente come lei le aveva programmate. All’inizio non era stato semplice affrontare la furia cieca di un libertino che non aveva alcuna voglia di accasarsi e che era stato subdolamente “incastrato”, ma la passione tra i due era divampata sino a trasformarsi in amore, un amore profondo che li avrebbe accompagnati per tutta la vita… 



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