venerdì 18 novembre 2011

Giveaway Romance Magazine
Rettifica, leggere con attenzione!
Sono spiacente di dover comunicare a Ladyturle che, dopo non aver ricevuto notizie da parte sua per una settimana, sono stata costretta a fare un'altra estrazione e la vincitrice è...
                          Marilena Annino


Giveaway Romance Magazine numero 4
La vincitrice del giveaway è Ladyturtle!


Al via il primo giveaway del mio blog; fate un commento a questo articolo e sarete automaticamente in lista per aggiundicarvi, se verrete estratte, una copia gratuita di questa bellissima rivista che vi verrà spedita a casa! L'estrazione avverrà venerdi prossimo , quindi da adesso avete una settimana! Simona
"Christmas in love"
http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fbibliotecaromantica.blogspot.com%2F2006%2F11%2Fchristmas-in-love-2011-vuoi-partecipare.html&h=OAQFtJWXLAQFrh23tka9Z_liO85R_ic6YT69ytNhMd0UrqA

Una bellissima iniziativa de "La mia biblioteca romantica". Tutte le scrittrici possono partecipare con una loro opera. Non è una gara ma un dilettarsi nella scrittura romantica, quind ragazze...sotto a chi tocca!
Simona

domenica 6 novembre 2011

"Barbara Risoli a Radio Presenza per presentare i suoi libri"
http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Frisolibarbara.splinder.com%2Fpost%2F25730524%2Frix-on-air-barbara-risoli-ospite-a-radio-presenza-12-novembre-2011-ore-1900&h=RAQHgbB6Z

RADIO PRESENZA


Sabato 12 novhttp://risolibarbara.splinder.com/post/25730524/rix-on-air-barbara-risoli-ospite-a-radio-presenza-12-novembre-2011-ore-1900embre 2011
ore 19.00

ONDA POETICAcondotto da
JESSICA e DEBORA FRANCO


Presentazione e discussione dei romanzi
L'ERRORE DI CRONOS
LA GRAZIA DEL FATO

di Barbara Risoli

- genere FANTASY-MITOLOGICO

RADIO PRESENZA
Sabato 12 novembre 2011
ore 19.00

venerdì 21 ottobre 2011

“Lara Adrian, rivoluzione del mondo dei vampiri”
Di Simona Liubicich
                          Lara Adrian

Oggi voglio affrontare il mio mito, la mia autrice preferita del paranormal, colei che mi ha tenuta inchiodata per notti intere a leggere, leggere sinché non arrivavo alla fine dei suoi strabilianti libri. Sto parlando nientemeno che di LARA ADRIAN, la scrittrice che ha “sfondato” letteralmente nel mondo della letteratura vampiresca, vendendo milioni di copie tradotte in tutto il mondo. Serie urban fantasy per pubblico adulto (come madre io lo sconsiglio vivamente ai minori per le scene molto esplicite di sesso), narra la saga della Stirpe, vampiri discendenti da una razza aliena approdata sulla terra centinaia di anni prima, idea peraltro secondo il mio modestissimo parere, geniale, che sfata il mito del vampiro come creatura sovrannaturale generata da mere fantasie popolari. Una razza diversa quindi, assolutamente veritiera, non umana ma proveniente da un mondo lontano dal nostro e incrociatasi con femmine umane generando questi mitici maschi alfa che tanto fanno sospirare le donne di tutto il mondo. Midnight Breed è il nome originale della saga, la serie paranormal che ha scalato le vette delle classifiche ed edita in Italia da Leggereditore. Lara Adrian vive negli Usa, New England col marito; un paese pervaso da atmosfere a volte fosche e surreali, dove l’ispirazione per ambientazioni oscure certo non manca mai. Beata lei!
Ho avuto il piacere di conoscerli entrambi  a Matera durante l’ultima edizione del Women’s Fiction Festival. E ‘una donna stupenda, una gran signora che io paragono con la mia “musa”, Mariangela Camocardi; nonostante sia famosa in tutto il mondo non si dà arie da diva, è simpatica e semplice ma ciò che mi ha colpito di più è stata la sua professionale puntualità all’appuntamento per l’intervista, dove io attendevo in prima fila, trepidante. Ha raccontato, supportata da un’interprete simultanea, di quando scriveva sin da bambina storie di vampiri, una passione che l’ha sempre accompagnata. E’ stata ispirata dalle opere del “mostro sacro” Bram Stoker ma anche da Anne Rice, pervasa dal desiderio d’esplorare il mondo oscuro delle nostre paure più nascoste, il buio e le creature che lo popolano e di vivere un’avventura senza fine, certamente rischiosa ed imprudente ma altamente sensuale con un maschio pervaso da poteri sovrannaturali e da zanne lunghe ed affilate, sessualmente provocante nella sua temibilità.
                                                                   Io e Lara al Women’s Fiction Festival di Matera
I manoscritti restarono a lungo nel cassetto dei sogni, sinché un giorno fu proprio suo marito a consigliarle di farli leggere ad un editore; da lì il passo fu breve anche se all’inizio Lara combatté per le idee in cui credeva fermamente. Non è molto tempo che il genere paranormal si è affermato con forza nel mondo della letteratura ed all’inizio veniva guardato con circospezione ed occhio molto critico dal pubblico. Ma aveva ragione lei; i suoi libri hanno fatto il giro del mondo! Colmi d’azione sin dalle prime pagine, coinvolgono il lettore in trame intricate dove spesso la vendetta è il filo conduttore della storia ma anche dove inesorabilmente l’amore mette i bastoni tra le ruote in modo appassionante e mai scontato. Tutti i suoi personaggi sono particolari, tenebrosi, terribilmente affascinanti e pervasi da tormenti dell’anima e doni oscuri che talvolta si rivelano meravigliosi come quello di Nikolai, che controlla la natura.
Ogni personaggio trattato si rincontra piacevolmente nei libri successivi, costruendo una sorta di famiglia allargata dove le donne, e qui parliamo di donne particolari poiché geneticamente predisposte per accoppiarsi con questi “alieni”, hanno la loro parte molto importante, e spesso la fanno da padrone! Come i maschi della Stirpe, anche ognuna di loro  è dotata di poteri “supernatural”, doni particolari che hanno ereditato geneticamente e che le rendono diverse dalle umane normali, perfette per i maschi della Stirpe. Inutile dire che le storie si intrecciano in una rocambolesca avventura, in uno scontro-incontro di due anime tormentate che alla fine inesorabilmente vengono travolte dalla passione legandosi per la vita, anzi per l’eternità, poiché bevendo il sangue dei loro compagni il metabolismo delle femmine rallenta sino al punto di preservare la loro giovinezza e bellezza (accidenti, questa fortuna a me non è toccata…non avrò il gene adatto! J).
In ordine di apparizione di seguito trovate la serie completa di Lara; ovviamente consiglio di iniziare la lettura dal primo libro per non perdere il filo logico della storia.
1                   IL BACIO DI MEZZANOTTE – Lucan e Gabrielle
2                   IL BACIO CREMISI – Dante e Tess
3                   IL BACIO PERDUTO – Tegan ed Elise
4                   IL BACIO DEL RISVEGLIO – Rio e Dylan (Il mio preferito J)
5                   IL BACIO SVELATO – Nikolai e Renata
6                   IL BACIO ETERNO – Andreas e Claire
Pubblicati negli USA ed ancora in attesa in Italia
7                   SHADES OF MIDNIGHT – Kade e Alexandra
8                   TAKEN BY MIDNIGHT – Brock e Jenna
9                   DEEPER THAN MIDNIGHT – Hunter e Corinne
10                 TASTE OF MIDNIGHT – protagonista Danika
11                 DEEPER THAN MIDNIGHT – protagonista Sterling Chase
La mia copia autografata, una reliquia


Alla fine di tutto questo discorso che vi devo dire? Il mio libro preferito è quello di Rio; caldo, struggente ed appassionante, mi ha coinvolta profondamente sino alla fine. In ogni modo, data la mia passione per i vampiri sin da bambina e cosa che preoccupava notevolmente mia madre (ma si è dovuta rassegnare), non potevo che apprezzare questa saga stupenda, scritta da una donna che mi ha colpita davvero e che spero di rincontrare per continuare la simpatica chiacchierata post intervista che abbiamo intrapreso!
Simona
        


Recensione
"Anche il caviale stanca" di Mariangela Mianiti

Devo confessare che ho assistito personalmente alla presentazione di questo libro al Women’s Fiction Festival di Matera e da subito ne sono rimasta incuriosita. Solo il titolo attirava da sé la mia attenzione, proprio come il caviale che io peraltro adoro; non avrei mai pensato però, che come dice il proverbio, “non è tutto oro ciò che luccica”. Mariangela Mianiti, la scrittrice, mi ha spiazzato con questo romanzo che in chiave quasi comica narra una realtà disarmante, un’ironia della sorte che coinvolge una donna che ha sempre vissuto nel lusso più sfrenato e da un giorno all’altro si ritrova a dover fare letteralmente i conti con quella che è la vera realtà della vita.
Prunella, questo è il nome della protagonista, è una straviziatissima snob milanese, ricca a tal punto che non sa neppure come fare una spesa al supermercato. Moglie di un banchiere e madre di due figlie dai nomi alquanto “teatrali” come Dafne e Opale, vive la sua vita ovattata in una villa da sogno in città, tra shopping sfrenati e centri benessere. “I mariti ricchi li hanno inventati per essere rapinati” afferma, con una disarmante trasparenza che la rende simpatica al lettore, nonostante il suo modus vivendi così al di sopra delle righe. Ma il destino, sempre in agguato dietro l’angolo, da un giorno all’altro capovolge completamente la sua vita. Giulio, il marito ricchissimo, viene inquisito per bancarotta ed indovinate che fa? Fugge all’estero, abbandonando moglie e figlie al loro destino ma in modo particolare…senza soldi da spendere!
Prunella deve iniziare a fare i conti con uno stile di vita completamente opposto a quello al quale era beatamente abituata, alla mancanza di soldi ed alla necessità di trovarsi un lavoro. Senza fare spoiler posso affermare che combinerà più disastri di quanto possiate immaginare ma un lieto fine accompagna il romanzo, del quale non vi racconterò nulla ma consiglio vivamente di leggerlo. Disarmante, ironico ed a tratti sconvolgente, vi trascinerà sino alla fine.
Simona

martedì 18 ottobre 2011

"Premio Romance"

Un'occasione da non perdere questa, offerta dalla collaborazione tra Romance Magazine e I Romanzi Mondadori; un concorso dedicato a racconti di narrativa romantica che le aspiranti scrittrici non potranno ignorare. Il tema del racconto è assolutamente libero purchè in chiave romance. Il vincitore della "tenzone" sarà pubblicato nientemeno che su uno dei "Romanzi Mondadori" e sulla "Romance Magazine"aprendosi un varco alla scalata del mondo della scrittura.
Questo il bando completo del concorso
Vinca la migliore!

martedì 11 ottobre 2011

"Transilvania love" di Karinee Price
Recensione a cura di S.Liubicich


“Sappi dunque che dal gran silenzio ritornerò…
Non dimenticare che a te verrò di nuovo…
Un breve momento, un po’ di riposo nel vento,
e un’altra donna mi porterà in grembo…”
Kahlil Gibram
Queste le parole che per prime mi colpiscono nel  libro di Karinee; la citazione di un poeta che spezza le barriere del tempo, destinato a sopravvivere in eterno. I suoi versi inneggiano alla vita che si ripete, si rigenera e continua all’infinito; una prefazione perfetta per il contenuto di questo testo che ho letto con crescente ammirazione per la scrittrice che a mio avviso merita un posto ufficiale nell’universo della letteratura romance. Di emergente non si può più parlare ormai; Karinee è una scrittrice, è una donna che sa mettere mano alla penna virtuale e trascrivere su carta sentimenti, passioni, dolore e speranza.
“Transilvania love” narra la storia di Bea, una giovane donna con un passato di sofferenza celato dietro la perdita dei suoi genitori quando era ancora una bambina. La morte dell’amata nonna che l’ha cresciuta con un’educazione affettuosa e di vecchio stampo, rendendola differente rispetto le ragazze della sua società, la spinge alla ricerca di qualcosa di diverso. Ed è in un parco che Bea incontra un uomo all’apparenza piacevole, Giulio, col quale inizia una storia che sembra mossa da amore reciproco. Ma da qui parte la corsa verso il passato che ritorna, inesorabile, oscuro, denso di mistero e avvenimenti che hanno dell’incredibile. Il viaggio in Transilvania, il Carpat Trophy, la spedizione alla quale Bea riesce ad accodarsi è la rampa di lancio per la ricerca di sé stessa, in un susseguirsi di colpi di scena in una terra considerata maledetta. Ben presto, lungo la strada della verità, affascinante ed allo stesso tempo  sinistra, diversi personaggi si aggiungono alla vicenda, dove non tutti sono quelli che asseriscono di essere, dove poteri soprannaturali si alternano alle notti di luna piena ed ai boschi inquietanti, dove qualcuno attende l’arrivo di Bea immerso  in un’atmosfera surreale,  incastrando i tasselli di un puzzle che lasciano il lettore in attesa del gran finale, sfogliando pagina dopo pagina senza potersi staccare, come è successo a me. Nell’oscurità anche l’amore, quello vero, attende; un amore che ha superato le barriere del tempo attraverso i secoli per essere ricongiunto e finalmente appagato…Attende anche la morte, sinistra, pericolosa e mossa da odio atavico ma qui non vi parlerò dei particolari della trama, poiché sarebbe fare spoiler su un libro che forse non avete ancora letto. Vi consiglio quindi di acquistare “Transilvania Love”; non vi deluderà così come non ha deluso me…
Simona Liubicich

Recensione di "Vegliando oltre il cancello" di Giampaolo Balsamo per June Ross Blog.


“Una storia che ha dell’inverosimile”…Queste sono le parole che per prime giungono alle mie labbra se ripenso a ciò che ho letto in questo libro di Giampaolo Balsamo, cronista della nera per “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Un autore, oltre che un professionista del settore, che ha saputo cogliere la vena di sgomento e di follia della storia, scrivendo di questa vicenda realmente accaduta nell’agosto del 2007.  Non solo un fatto di cronaca quindi, ma una faccenda narrata nei particolari, perché chi legge possa comprendere sino a che punto può arrivare la mente umana e l’indifferenza che circonda la nostra società. Tre sorelle del Sud, una mesta novella di abbandono, di orrore che ha scosso la mia anima pagina dopo pagina, in un crescendo di emozione e tristezza.
Lo sfondo è quello di un’Italia meridionale immersa nel mese d’agosto; immaginate la torrida campagna pugliese, le cicale che friniscono sotto il solleone, il mare azzurro ed i profumi selvatici che inebriano le narici…Un panorama suggestivo, unico ed affascinante;  il nostro sguardo si posa incuriosito su una villa sita lungo la strada che porta a Canne della Battaglia; un’abitazione un tempo certamente decorosa, ora però in stato di totale abbandono, quasi sommersa da questa natura invadente. Varcato il cancello ci immergiamo in un’atmosfera ai limiti della follia umana più recondita. Una donna anziana, ridotta a poco più di una larva, i capelli bianchi che le scendono disordinatamente sulle spalle, la mente obnubilata dagli orrori della solitudine e da allucinazioni mistiche, veglia i cadaveri delle due sorelle morte  da quattordici mesi…
Ecco, questo è l’inizio di questo romanzo, di questa storia assurda che pare non avere una soluzione logica ma solamente molte supposizioni…Quando la polizia varca il cancello della casa in contrada Antenisi, lo spettacolo che si ritrova dinnanzi è a dir poco raccapricciante; Stefania Tupputi, l’unica sopravvissuta alle tre sorelle, veglia i cadaveri ormai in avanzato stato di decomposizione delle altre due, ritrovati uno su un divano e l’altro nella veranda della villa sotto un cumulo di rifiuti. Carcasse di animali morti in via di putrefazione sono sparsi all’interno ed all’esterno della villa insieme a rifiuti di ogni genere, mentre il tanfo di deiezioni e morte aleggia ovunque, rivoltante. La “casa degli orrori” ha un aspetto sconcertante. Stefania non è lucida e seguendo il racconto di Giampaolo molti sono i fattori che avrebbero potuto condurre la povera donna ad una situazione del genere; dal trasferimento da un appartamento nel centro di Barletta sino alla frequentazione di una congrega religiosa, i “Carismatici”, movimenti di tipo cattolico che professano l'azione dello Spirito Santo nella propria vita. Essi ritengono che le manifestazioni di esso, come parlare in diverse lingue sconosciute od operare guarigioni miracolose, siano possibili per coloro che professano questa fede. I ritrovamenti dei “diari” di Stefania, Nia per chi legge il libro, appunti presi su pagine sparse in tutta la casa, andrebbero a ricomporre parzialmente i tasselli di questo puzzle grottesco. Le sorelle Tupputi, fedeli professanti della religione, ex insegnanti della stessa presso scuole ed amate da tutti coloro che le conoscevano, all’improvviso lasciano Barletta, la loro città natale per rifugiarsi un quella villa solitaria. Il motivo principale della “fuga” sembra essere la persecuzione di un vicino ma le prove addotte sono prive di peso. Stefania, Carla e Angela letteralmente spariscono dal mondo “civile” per rinchiudersi volontariamente in una sorta di clausura, via da tutto e da tutti.  L’attaccamento alla religione, ai dogmi ed alla preghiera le fa allestire una cappella con un altare, sedie per professare messe, quindi teoricamente per ospitare anche dei fedeli dopo il ritrovamento di un’ostia che esse conservano come una reliquia in un ostensorio, quasi fosse un dono divino. I Carismatici si riuniscono alla villa e Stefania è quella che più di tutti manifesta una sorta di attivo misticismo religioso, un dono forse o una maledizione, che si manifesta sotto forma di frasi in lingue sconosciute, visioni ed azioni apparentemente guidate dal Cielo. Di fatto ella detiene da anni un diario dove annota strani sogni, frasi, premonizioni, apparizioni e azioni che sembrano essere dettate dalla fede più ferma e profonda. Padre Pio, la Santa Madonna, Gesù e gli Angeli sembrano comunicare con lei attraverso manifestazioni che ella segue alla lettera anche quando Carla si ammala e peggiora di giorno in giorno, sino a spegnersi a causa di  un cancro che l’ha lentamene divorata. La fine delle riunioni con i Carismatici coincidono con l’inizio della malattia di Carla e mai Stefania chiede aiuto alla medicina, forse soggiogata dalla sorella maggiore; solo preghiere ed azioni apparentemente dettate dall’Altissimo, che però non sortiscono l’effetto desiderato. Tre mesi dopo la morte di Carla, spira anche Angela, probabilmente in seguito ad una caduta che aggrava progressivamente le sue condizioni sino al decesso. Ma al di là dei fatti orribili accaduti, ciò che l’autore si chiede è cosa in verità abbia reso così singolare ed unica la vicenda delle sorelle Tupputi: forse Nia e la sua solitudine così disumana o forse l’alito di morte che ha aleggiato sulla villa per tutto quel tempo? Dopo tutte quelle vicissitudini, altri fatti sostanzialmente inspiegabili accadono alla casa; un furto effettuato da ignoti, forse curiosi che una notte di fine agosto decidono di entrare nella “villa degli orrori” e vedere con i propri occhi il teatro di quella vicenda scabrosa, volendo forse trafugare un “souvenir”, di fatto un armadio pieno di cianfrusaglie e forse ancora pieno di appunti di Nia. Meno di ventiquattr’ore dopo il furto, qualcuno appicca un incendio alla villa, forse gli stessi che sono entrati il giorno prima in essa; il rogo distrugge tutto al di fuori della piccola cappella e in quell’occasione cala definitivamente il sipario sulla storia. Ma perché, si chiede Giampaolo Balsamo, questo accanimento anche dopo il ritrovamento dei corpi e di Nia, unica superstite? Forse interessi, manipolazioni e situazioni oscure gravitavano attorno la villa di contrada Antenisi? “Forse” è l’unica parola che ormai gravita attorno alla vicenda…
Nessun reato viene attribuito a Nia e nessuno ha saputo fornire una risposta né una spiegazione plausibile alla vicenda che ha avuto echi ridondanti in tutta Italia ed anche in Europa.  Una soluzione per ora non esiste, anche se forse si sarebbe potuto fare qualcosa se qualcuno fosse venuto a conoscenza della situazione allucinante nella quale vivevano le sorelle Tupputi. Una vicenda di grande indifferenza quindi, di distacco umano. Come è possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Nessuno di coloro che frequentavano il gruppo di preghiera della villa si è mai minimamente reso conto della situazione o forse non ha voluto vedere, facendo finta di nulla o ancora più semplicemente, disinteressandosene. A distanza di tempo, Stefania Tupputi si è ripresa ed è ospite di una struttura della quale l’autore non rende noto il nome per rispetto della donna stessa. Stefania adesso ha bisogno di riprendere la sua vita…se mai potrà, dopo ciò che ha vissuto in prima persona…
Un libro sconvolgente, che mi ha fatto riflettere sulle situazioni di disagio che molte volte ci circondano, così vicine a noi ma spesso invisibili; forse siamo addirittura noi stessi che rifiutiamo di vederle, di aprire gli occhi e di affrontarle. Un libro scritto in maniera cruda e semplice, preciso nella sua descrizione eppur triste e malinconico. Un libro che io consiglio vivamente di leggere per osservare una realtà che può sembrare raccapricciante, non frutto di fantasia bensì   uno spaccato di vita vissuta, agghiacciante nella sua veridicità…
Simona Liubicich
Dal blog di Irene Pecikar "Tuttosuilibri" il mio reportage sul Women's Fiction Festival

http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.tuttosuilibri.com%2F2011%2F10%2Fwomens-fiction-festival-2011-ecco-come.html&h=yAQBqFR1uAQB4vb2DPwemSLl730iOPSYjQnfev8wYmZS76w

venerdì 23 settembre 2011

Women Fiction Festival, pronta alla partenza!

Stamattina nominata inviata speciale per il blog "Tuttosuilibri" di Irene Pecikar, scrittrice ed editor splendida. Un grande onore per me e spero di esserne all'altezza. Per la prima volta mi cimenterò con un lato nuovo del genere letteriario, le interviste, gli articoli e fotografie cercando di carpire tutte le info più hot!

mercoledì 21 settembre 2011

"Il magazzino dei mondi"


Centottanta racconti di fantascienza istantanea.

Nel libro, a pagina 230, il mio racconto "Pianeta Rosso"

“PIANETA ROSSO”

Pianeta Rosso, Sistema Primario Solare sezione Y-beta.
Il primo mondo extraterrestre a essere stato colonizzato, grazie agli Orioniani; se non fossero scesi sulla Terra nel dicembre dell’anno 2012, la razza umana si sarebbe estinta, come i dinosauri. Tutti i Capi di Stato erano già stati informati da molto tempo sulle gravi condizioni cui verteva il pianeta: stava per morire, non c’era alcuna via di scampo. Gli alieni avevano studiato la razza umana per più di mezzo secolo, congiuntamente a équipe di scienziati terrestri, preparando insieme il Grande Esodo Spaziale.
In poche settimane la popolazione mondiale fu trasferita nelle colonie del Cerchio, sparse nei diversi sistemi solari.  Gli alieni impiegarono enormi velivoli cargo interstellari, capaci di ospitare sino a cinque milioni d’individui per viaggio; seppur traumatizzati, gli umani dovettero riconoscere che essi avevano salvato loro la vita. Non a tutti, però, perché le condizioni imposte furono molto rigide. Nessun malato, nessun animale, nessuna pianta. Precauzioni sanitarie, giustificarono, nessun rischio di contaminazione.
Siamo nel 2108, Anno del Cerchio, ed io sono Aya. Mi trovo alla base California, sita al primo livello presso le Valles Marineris di Marte. Mi occupo di rilevazioni radioattive nel sottosuolo; ho la responsabilità di centinaia di operai in superficie che estraggono basalto con l’aiuto di arma-tute biotecnologiche. La temperatura esterna in questo periodo si aggira sui – 30; sta iniziando la primavera.
Io sono un’Umanoria, nuova generazione incrociata tra umano e orioniano, una mutante. Sembro una giovane donna terrestre intorno ai trent’anni, ma ne possiedo ottantadue. Sono nata qui dopo la Grande Esplosione, avvenuta pochi mesi dopo la colonizzazione del 2012; una catastrofe che ha distrutto il pianeta Terra, riducendolo in pochi giorni ad un deserto di ghiaccio privo di qualsiasi forma vitale. Il mio metabolismo è rallentato e le mie cellule invecchiano di un decimo rispetto quelle di mia madre Joanne, una scienziata americana, morta ormai da decenni. La Confederazione per i Diritti Spaziali vigila sul controllo della qualità del lavoro e della vita nei pianeti delle Colonie. Marte è il principale produttore di minerali per le industrie aerospaziali. Vivo qui con Archo, il mio compagno, un militare orioniano della Prima Armata del Cerchio. Non posso avere figli, le femmine di razza Umanoria sono prive di utero. Lui lo sa e non gli importa. Ci amiamo, tutto il resto non conta.

giovedì 15 settembre 2011

"Nightwish"


I Nightwish sono un  gruppo sinfonico metal finlandese formatosi nel  1996 a Kitee. Il gruppo nasce dall'idea dell'attuale tastierista Tuomas Holopainen . Il symphonic metal è il loro genere e devo dire che la prima volta che ho avuto il piacere di ascoltarli sono rimasta davvero impressionata dalla bellezza della loro musica e dalla voce decisamente angelica di Anette Olzon, insieme alla musica travolgente, da brivido. Insomma, per me è stato amore a prima vista per questo gruppo che ben si colloca, con pieno merito, tra i nomi più famosi della musica. Il gruppo, odiernamente è formato da Anette Olzon, la voce, Erno Emppu Vuorinen alla chitarra, Tuomas Holopainen alle tastiere, Marko Hietala seconda voce e basso, Jukka Julius Nevalainen alla batteria.

mercoledì 14 settembre 2011

Da "ROMANCE MAGAZINE" n.0 la recensione di Barbara Risoli
" Ricordo di un amore" Simona Liubicich


LEGGENDO ROMANCE MAGAZINE
L'opinione


Il racconto di SIMONA LIUBICICH

RICORDO DI UN AMORE


- Rubrica Ingranaggi e passaggi -
- Il racconto dell'esordiente -
- pag. 89 -

Mi ha colpita. Questo racconto obbligatoriamente breve, mi ha davvero colpita e mi ha strappato un magoncino in gola. Brava questa esordiente d'assalto che ha avuto l'arduo compito di aprire la rubrica dedicata agli scrittori (o meglio, alle scrittrici) in erba. Erba già alta quella della LIUBICICH che gestisce bene lo spazio limitato, per una volta posso affermare che la brevità del racconto non penalizza la stroria e tanto meno il messaggio. Sono ricordi quelli descritti con una vena tragica eppure colma di speranza, è il passato che aleggia e permea tutte le righe di questa autrice. La tematica è malinconica, nostalgica, triste; il finale, pur nella tragicità degli eventi colma di una speranza che consola, che fa riflettere e che commuove. Bellissime le immagini descritte, le metafore finali. Decisamente un buon biglietto da visita per questa rubrica da seguire, dedicata appunto a chi non è conosciutissimo, ma che ha buone chances per farsi strada nell'intricato mondo dell'editoria. A mio avviso, dopo avere letto questa pillola di Simona, è intrinseco che sorga il desiderio di leggere qualcos'altro di lei e allora diciamolo che è autrice del libro SFUMATURE DEL DESERTO edito da Giammarò, ma diciamo anche che per leggere il racconto oggetto di questa opinione necessita l'acquisto della rivista e... ne vale la pena, parola di chi ce l'ha in mano, in questo momento. Buona lettura!
La mia biblioteca romatica- Christmas in love 2010


20 autrici italiane, 20 pseudonimi che alla fine verranno svelati in un caleidospio di storie d'amore belle, passionali  e coivolgenti. Il mio racconto "Una tempesta inaspettata" di Stella del Mar, cioè la sottoscritta!


UNA TEMPESTA INASPETTATA” di Simona Liubicich

Quel pomeriggio di dicembre il mare dalle molteplici sfumature di verde si infrangeva impetuoso contro la scogliera, ingrossato dalla forza del maestrale e dalla tempesta in rapido avvicinamento, facendo giungere i suoi spruzzi salati sino alle piccole finestre della casa sulla radura.
Il promontorio di Santa Caterina, dove avevo recentemente affittato il cottage, era spazzato dal vento incessante che urlava straziato, come me, come la mia anima…
Avevo lasciato tutto; il mio lavoro, la mia famiglia, la mia vita e non sapevo che ne sarebbe stato di me. Volevo sprofondare in quella solitudine fredda e lontana, in quella disperazione che mi avvolgeva nelle sue spire come un serpente velenoso.
Non m’importava…non m’importava più di nulla e nessuno, speravo di morire in quel posto dimenticato da Dio, e volevo morirci da sola.
Natale stava ormai bussando alle porte, era l’Antivigilia, ma la gioia delle feste mi causava dolore come l’alcool su una ferita aperta; tutta quella musica sdolcinata, i cori dei bambini e tutta la gente felice solo per pochi giorni l’anno, che fa finta di dimenticare la tristezza ed i guai solo per qualche luce accesa in paese, perché le campane suonano a festa e si deve fare l’abete e il presepe; oh, mi facevano tutti schifo, ipocriti!
Erano passati quasi sei mesi da quel giorno, ma ancora non mi ero ripresa dalla sua scomparsa.
State pure tranquilli, non sto parlando di un morto; la “sua scomparsa” si riferisce a quando quel gran bastardo del mio ex compagno una mattina si alzò e, come se nulla fosse, mi disse: - Non va più tra noi, da troppo tempo! Mi sei venuta a noia Susanna e…sono innamorato di un’altra!-.
Di tutti i modi per comunicare un evento così infausto lui aveva scelto il peggiore, freddo e crudele.
Era proprio un gesto degno di lui, della sua pochezza d’animo della quale io mi ero accorta solo alla fine.
Non un allarme, un gesto, un maledetto segno che mi avesse fatto sospettare che tra noi ci fosse qualcosa che non andava; io non mi ero mai accorta di nulla, e credetemi, non sono una stupida; lavoro come giornalista per una piccola tv di provincia, lui è medico chirurgo all’ospedale civile della nostra città. Una vita normale, mediamente agiata, con il sabato assieme agli amici, il Natale in famiglia e le vacanze d’agosto in Sardegna.
Otto anni insieme; una coppia solida, almeno io, povera illusa, ne ero stata convinta.
Quel giorno tutti i miei sogni si erano infranti; la tazzina di caffè mi era scivolata dalle mani, frantumandosi sul pavimento e macchiando indelebilmente il marmo bianco di Carrara della nostra cucina.
Ero rimasta lì, pietrificata, pensando che forse mi stesse facendo uno scherzo di cattivo gusto; ma Federico non scherzava mai, era sempre stato troppo serio.
Aveva riempito un trolley con le sue cose necessarie e prima di uscire per sempre da casa nostra e dalla mia vita, aveva detto: - Mi dispiace!    -
Io non avevo ribattuto, me ne ero rimasta lì come una trota, zitta e passiva, come sempre.
Dipendevo da lui, in tutto e per tutto; i suoi amici erano i miei amici e adesso io non avevo più nemmeno loro; lui continuava a frequentarli, io non potevo…
Ora c’era lei.
Nessuno mi aveva fatto neppure una telefonata; erano tutti curiosi di conoscere Elisa, al diavolo Susanna, quella povera sciocca che per otto anni era stata al suo fianco.
Avevo lasciato il lavoro da pochi giorni; il proprietario della piccola rete televisiva per la quale lavoravo era un mio conoscente di vecchia data ed anche l’unico che mi aveva detto di prendermi un periodo di riposo, di fuggire dalla città e dal dolore che mi attanagliava ogni giorno il petto.
Non ero Lilli Gruber, potevo anche stare a casa per un poco, nessuno se ne sarebbe accorto.
La mia famiglia aveva steso un velo di pietoso silenzio sulla faccenda, non capivano il tracollo di questa convivenza (dimenticavo di dire che Federico ed io non ci siamo mai sposati, lui aveva sempre sostenuto che il matrimonio fosse solo un mero contratto scritto senza valore intrinseco) e d’altronde non se ne erano mai interessati troppo; vivevano a Milano ed io in una cittadina ligure, avendo scelto di seguire Federico quando aveva vinto il concorso all’ASL.
Grazie al cielo non c’erano bambini di mezzo; tempo addietro ci avevamo provato ma, rendendoci conto dopo mesi che nulla accadeva, avevamo lasciato cadere la questione.
Federico non gradiva approfondire e conoscere i motivi dei “fallimenti”.

Osservavo la maestosità del mare in tempesta, rigirandomi tra le mani una tazza di tè bollente, fissando il cielo plumbeo e le nubi basse che si rincorrevano in una danza esasperante.
Erano settimane che non andavo da un parrucchiere e i miei ricci rossi, già incolti per natura, ricadevano in onde disordinate sino a metà schiena.
Non riuscivo a smettere di soffrire; avrei voluto dimenticare, abbandonare per sempre l’idea che Federico sarebbe tornato da me alla fine, ma non ci riuscivo.
Dovevo smettere di costruire castelli in aria; lui ormai stava con Elisa, l’infermiera bionda e solare del Pronto Soccorso, colei che vestita di bianco come un angelo aveva sempre un sorriso per tutti (anche per il mio ex compagno…) ed io ero sola in quella casa a picco su un mare al tramonto, vicinissima al Natale, sperando di essere inghiottita dalla tempesta che si stava avvicinando minacciosa…
Fu un improvviso bussare alla porta che mi fece sobbalzare, chiedendomi chi diavolo ci potesse essere all’uscio in una giornata da lupi come quella.
Risiedevo lì da appena dieci giorni; le chiavi le avevo ritirate all’agenzia immobiliare del paese che distava almeno cinque chilometri.
Passeggiate solitarie, libri strappalacrime e gabbiani erano i miei unici compagni di vita; ero isolata dal mondo, e per la prima volta mi resi conto di essere davvero “sola“.
Un po’ intimorita, andai verso la finestra situata di fianco alla porta d’ingresso per riuscire a vedere chi ci fosse là fuori. La pioggia aveva iniziato a scrosciare forte, e quando la aprii il vento e l’acqua mi investirono sferzandomi il viso come milioni di spilli, scompigliando i miei capelli come una massa infuocata deforme.
-           Chi è?  - chiesi, titubante.
Un uomo alto si parò davanti alla piccola finestra dalle tendine bianche e gialle; ben composto, il volto semicoperto da un berretto militare a tesa larga per ripararsi dall‘incessante pioggia, un giaccone verde e pantaloni mimetici.
Quando alzò lo sguardo verso di me, vidi i due occhi più azzurri ed intensi che avessi mai potuto osservare.
-           Mi scusi signora Pierelli, spero di non averla spaventata! - mi disse in tono formale.
Conosceva il mio nome…come era possibile?
-           Mi chiamo Alberto Testi, sono il proprietario della casa! Stavo controllando la zona forestale qui attorno per il forte vento ed il temporale che incombe; ho visto che le luci di casa erano accese e volevo accertarmi che andasse tutto bene!      -
-           Oh, certo…si! Aspetti, la faccio entrare!      - gli risposi.
Non potevo essere completamente sicura di lui, era un perfetto sconosciuto ma nelle condizioni psicologiche in cui mi trovavo, pensai che non m’importava molto di ciò che mi sarebbe potuto succedere.
Dovevo essere impazzita ma aprii la porta e lo feci entrare.
La casa sembrò istantaneamente più piccola con la sua presenza imponente.
-           Vuole togliersi la giacca? Ho appena preparato un the caldo…       -
-           La ringrazio, molto gentile! In effetti in una giornata come questa qualcosa che scaldi lo stomaco è ben gradita!           -
Si tolse il giaccone; sotto indossava un maglione nero a coste con il collo a dolcevita.
Mi scoprii, senza parole, a osservarlo impudicamente; era bello, il fisico possente di chi trascorre molte ore di lavoro all’aperto, la pelle abbronzata che incorniciava un volto marcato e spigoloso, occhi che sembravano due pozze color cobalto e una bocca carnosa che mi fece pensare a cose che, per pudore, non ripeterò.
I capelli erano folti e corti, neri come la pece; pensai istantaneamente a un gladiatore romano.
Appese la giacca dietro la porta, ove era situato un appendiabiti e ci accomodammo nel piccolo salottino di stoffa chiara a motivi floreali che si affacciava sulla finestra a bovindo, rivolta verso il mare, io sul sofà e lui su una poltrona; la tempesta si stava avvicinando, i tuoni erano sempre più forti e i lampi si riflettevano minacciosi sulle pareti della casa.
Servii il the zuccherato in due tazzone rosse dall’aria poco elegante, ma lui sembrò ugualmente gradire, in fondo stavo usando le sue suppellettili!
Mi osservava di sottecchi mentre parlavamo ed io mi sentivo un mostro; con indosso una tuta grigia informe e senza un filo di trucco, sembravo scappata da un manicomio!
Mi raccontò di essere una guardia forestale; viveva nel paese vicino e aveva acquistato il cottage per pura passione; amava quel promontorio sin da bambino, quando insieme agli amici veniva a fare scorribande in bicicletta e giocare a pallone nell’ampia radura, sorridendo al ricordo di quante palle si era portato via il mare…
Ultimamente aveva deciso di affittarlo stagionalmente ai turisti poiché la crisi si faceva sentire in tutta Italia ed i soldi si sa, non erano mai abbastanza quando si doveva arrivare alla  fine del mese.
Era separato da diversi anni, un matrimonio d’amore contratto in un’età talmente giovane che presto, troppo presto la fiamma si era affievolita e spenta; di comune accordo, appena venticinquenni, lui e Sara avevano deciso che era meglio proseguire per strade differenti. Erano rimasti in ottimi rapporti, lei viveva ancora al paese dove gestiva una piccola trattoria tipica insieme al nuovo compagno.
Per Alberto nessuna storia importante e nessun legame stabile, tanto lavoro e serate tranquille trascorse a giocare a carte al circolo sportivo con gli amici di sempre.
Apprezzai molto la sincerità e la schiettezza dell‘uomo; era cordiale e simpatico, e lo trovai anche molto affascinante.
Gli raccontai della mia vita, del mio lavoro di piccola giornalista, della mia “fuga” dovuta alla rottura del rapporto con il mio ex e della voglia di stare isolata dal mondo per un poco, sino a quando le mie idee non si fossero del tutto schiarite.
Iniziammo a darci del “tu” quasi senza accorgercene, ritrovandoci a scherzare e ridere dopo il the con due bicchieri di vino rosso in mano, raccontandoci aneddoti di gioventù mentre fuori il temporale squassava il cielo con grandine e fulmini.
I suoi occhi sorridevano, la sua voce era bassa e sensuale e la sua risata argentina; mi scoprì a pensare a lui all’improvviso come a un “maschio“, un oggetto di sesso e non all‘uomo che avevo dinanzi.
Dopo Federico non c’era stato più nessuno, avevo trentaquattro anni ed ero una donna; una donna ancora giovane che da mesi era sola, disperatamente sola.
Il tempo trascorse veloce ed il buio avvolse presto la radura e tutto il resto; un boato tremendo in quell’istante esplose vicino al cottage e  la luce mancò di colpo, lasciando la casa nell’oblio più assoluto.
-           Accidenti, che botta! Bisogna resettare le valvole in cantina! Aspetta, ci vado io! - disse Alberto tranquillamente, mentre io ero balzata in piedi come una ragazzina terrorizzata.
La luce tornò pochi istanti dopo e lui riapparve nella stanza.
-           La tempesta è quasi sopra di noi adesso, sarà meglio che vada prima di rimanere bloccato qui! Sei sicura di voler restare da sola con questo tempo, Susanna? - mi chiese.
Esitai per qualche secondo; avevo paura a restare in quel cottage isolato quella notte, ma non era solo questo.
Mi accorsi di desiderare che Alberto si fermasse, non solo per farmi compagnia; lo volevo, forse per rabbia, forse per il vino che mi rendeva più disinibita ma non faceva differenza, lo volevo con me quella notte.
Temevo di poter essere scambiata per il tipo di donna che non ero, mentre lo fissavo in quegli occhi blu senza parlare; non ci fu bisogno di dire nulla perché lui mi si avvicinò tanto da farmi sentire il calore che emanava il suo corpo, scrutandomi in maniera inequivocabile.
-           Vuoi che me ne vada, Susanna?        - chiese, la voce roca dal desiderio.
-           No       - gli risposi di getto, senza sapere da dove mi giungeva quel coraggio inaudito     - Resta con me, Alberto, stanotte!       -
Era pericolosamente vicino, il suo respiro rovente sulla mia fronte; stavo attendendo, tremando, l’attimo in cui mi avrebbe sfiorato per la prima volta. Con un gemito strozzato mi strinse tra le sue braccia, affondando la testa nei miei ricci scompigliati. Mi alzò il viso verso di lui con un dito e prese la mia bocca con ardore e prepotenza, invadendomi il corpo e l’anima, facendomi girare la testa e desiderare molto, molto di più.
Mi baciò con una selvaggia passione che io ricambiai avida, con le ginocchia tremanti, avvinghiata al suo corpo possente, sino a che mi sollevò di peso come fossi una piuma, dirigendosi verso la stanza da letto e aprendo la porta con un calcio.
Mi depose delicatamente sul giaciglio, continuando a baciarmi.
I vestiti finirono sul pavimento uno a uno; il temporale fuori impazzava maestoso ma la tempesta più grande stava avvenendo, inaspettata, tra le pareti di quel piccolo cottage sul picco del promontorio.
Ciò che ricordai più tardi di quel momento paradisiaco, furono i nostri gemiti languidi, i muscoli guizzanti della sua schiena liscia e i suoi capelli tra le mie mani frementi di passione che cercavano, accarezzavano e sfioravano ardite, insieme alle mie labbra, tutto il suo corpo.
Quando mi svegliai, era già mattina; la luce del sole filtrava timida dalle tende della stanza e un profumo di caffè aleggiava tutt’intorno.
La tempesta era cessata.
Al ricordo di quella notte di passione, avvampai vergognosa; che avevo fatto? Mi ero concessa a un uomo, un perfetto sconosciuto senza alcun pudore e ritegno. Che cosa avrebbe pensato ora di me?
Avevo raggiunto il paradiso tra le sue braccia, in quella notte dove Susanna ed Alberto non esistevano, ma c’erano solo un uomo ed una donna che si erano dati l’un l’altra con passione e dolcezza, senza pretendere nulla in cambio.
Il letto dalla parte di Alberto era ancora caldo, si era alzato da poco…
Mi sollevai da quel groviglio di lenzuola, avvolgendo la coperta al mio corpo per nascondere la mia nudità; ero abbastanza magra ma non avevo mai amato troppo i miei fianchi larghi e le cosce tornite.
Timida e preoccupata, feci capolino dalla stanza; l’espressione che vidi in lui, chino sui fornelli, mi scaldò il cuore, anche se fuori imperversava il freddo di dicembre.
Alberto mi stava guardando e il suo sorriso era la cosa più bella che avessi visto negli ultimi tempi, per me così bui.
Mi raggiunse in un paio di falcate accogliendomi tra le sue braccia, contro il suo torace nudo, rovente.
Non sapevo se sarebbe durata, forse sarebbe stata solo l’avventura di una notte, ma le mie ferite avevano già iniziato a guarire, a rimarginarsi.
La donna che era in me stava riaffiorando, più forte, consapevole di una nuova identità e di un mondo che le si aprivano dinanzi e che aspettavano solo di essere esplorati.
Guardandomi serio, con quegli occhi color del mare più profondo, mi disse: -       Prima che tu possa parlare, vorrei farti sapere che ciò che è accaduto tra noi questa notte non è una cosa alla quale io sono abituato! Non so cosa mi sia preso, Susanna, ma mi hai fatto girare la testa e non sono più stato padrone di me stesso! Spero davvero che per te sia stata la stessa cosa…  -.
Mi accorsi che improvvise calde lacrime facevano capolino tra le mie ciglia.
-           Temevo mi giudicassi male a causa di questa notte! Se per te è stata una cosa insolita, beh… per me …io non avevo mai fatto una cosa del genere! Dopo Federico io non ho avuto nessuno! Poi se arrivato tu e…     -
Non mi lasciò finire la frase perché mi baciò con passione, facendo cadere a terra la coperta che mi avvolgeva.
Non c’è bisogno di dire che il letto quel giorno rimase disfatto e stazzonato…
Nel mio cuore sentivo una musica dolce e timida che faceva capolino dal nero abisso degli ultimi mesi, la mia anima sembrava più leggera e tra le sue braccia scoprii un nuovo universo, fatto di tenerezza e passione, complicità e forse qualcosa di più, anche se non osavo sperare tanto.
Era la vigilia di Natale, forse c’era speranza…

FINE